Abbiamo un istinto guerrafondaio?

Che l'uomo non fosse l'unico a fare la guerra lo aveva già scoperto Jane Goodall quando, a metà degli anni 70, descrisse le ronde di gruppi di scimpanzé che nel Gombe Stream National Park (Tanzania) pattugliavano il loro territorio e se erano in superiorità numerica assalivano i vicini, anche uccidendoli (malefatte che non sembrano invece accadere nelle società dei più pacifici cugini Bonobo). Goodall-scimpazé

In uno studio che sarà pubblicato domani su "Current Biology" David Watts, dell'Università di Yale, John Mitani (University of Michigan) e altri colleghi sostengono di aver portato la prova definitiva che gli scimpanzé uccidono i loro vicini per conquistarne il territorio.

I ricercatori sono stati testimoni diretti di 18 omicidi (o meglio, scimmicidi) e testimoni indiretti di altri tre durante dieci anni di osservazioni di uno degli ultimi grandi gruppi di scimpanzé che si trovano allo stato selvaggio, una comunità di 150 individui che vive a Ngogo, nel Kibale National Park, al confine occidentale dell'Uganda.

A un certo punto, l'estate scorsa, si sono accorti che il gruppo scimmicida aveva espanso il suo territorio proprio nell'area dove si erano verificati il maggior numero di attacchi fatali (soprattutto a danno di cuccioli). La gang di scimmie aveva allargato i suoi possedimenti del 22 per cento e ora si muoveva, si nutriva e socializzava sulle terre altrui. Secondo i ricercatori questo proverebbe che le uccisioni avvenivano per conquistare nuovi spazi, anche se non escludono completamente che il motivo possa essere anche la competizione sessuale.

Secondo Mitani, però, non è possibile fare un diretto parallelismo tra le guerre degli scimpanzé e quelle degli umani, che avengono per i motivi più svariati. Mitani sostiene che lo studio, invece di dirci qualcosa su un nostro possibile istinto guerriero, ci potrebbe aiutare a spiegare  perché siamo animali così socievoli: "le aggressioni letali sono indicative di un comportamento molto cooperativo: implicano coalizioni di maschi che si battono per conquistare territori e risorse che poi vengono distribuiti a tutto il gruppo".

Jane Goodall, invece,si è più volte detta convinta che gli scimpanzé e la natura umana abbiano un lato oscuro, un istinto guerrafondaio. Ma il fatto che possediamo un'aggressività innata – secondo la grande etologa – non significa che la violenza sia inevitabile".

E voi che cosa ne pensate? Abbiamo un istinto guerrafondaio? Oppure una cultura guerrafondaia?

John C. Mitani , David P. Watts, Sylvia J. Amsler, "Lethal intergroup aggression leads to territorial expansion in wild chimpanzees." Current Biology Volume 20, Issue 12, R507-R508, 22 June 2010

  • Stefano Nicoletti |

    Argomento molto interessante! L’aggressività umana mi sembra individuabile in quell’istinto che esorcizziamo quotidianamente e che ci vorrebbe veder raggiungere un dato obiettivo con ogni mezzo. La parte più stimolante del tema mi sembra la relazione che c’è tra l’aggressività che si manifesta in gruppo e quella che rimane latente quando il gruppo non c’è e rimane il singolo…

  • Enrico Panaro |

    La tesi che la specie umana abbia un lato aggressivo, non e’ nuova ed a me sembra probabile. Nel campo della paleoantropologia ci sono esempi come l’estinzione dell’ uomo di neanderthal che possono essere interpretati come conseguenza dell’espanzione dell’uomo tipo cro magnon. La teoria out of Africa secondo la quale l’uomo moderno discende da una unica popolazione di ominidi africani avvalora la tesi che l’uomo moderno abbia in se un istinto bellico. Cio’ non toglie che la ragione e valori universali come l’uguaglianza e la fratellanza possano tener in scacco questo istinto distruttivo.

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