"Ogni nostra scelta complessa dipende sia da fattori emotivi sia da fattori cognitivi". Così risponde alla nostra domanda " se le preferenze politiche dipendono da fattori puramente razionali" Kevin LaBar, neuroricercatore della Duke University e autore dello studio sopraccitato. Quel che stupisce, però, è l'importanza, il peso, che i fattori emotivi, irrazionali, giocano nelle decisioni (un'importanza che a livello razionale, appunto, ci sfugge).
È ciò che per esempio emerge da recenti studi in cui le scienze cognitive sono state applicate all’economia (che ha dovuto definitivamente abbandonare neoclassico dell’ homo economicus e tenerne conto) e che comincia a delinearsi anche quando sotto esame è stata posta la politica.
“Votiamo con il cuore e non con la mente”, sostiene Drew Western, professore di psicologia e psichiatria all’università di Atlanta, autore dell’interessante studio citato (probabilmente) dal lettore Mauro Luglio e poi del libro The Political Brain: The Role of Emotion in Deciding the Fate of the Nation
Nel caso preso esaminato da La Bar, l’analisi dello sputo mostrava un significativo coinvolgimento ormonale associato alla politica, alla perdita del candidato votato. La ricerca però valutava quel che accadeva una volta che gli elettori avevano preso una decisione e erano confrontati col risultato delle elezioni, dunque si poneva a posteriori rispetto alla scelta del candidato. A LaBar abbiamo perciò chiesto di indicare qualche altro interessante studio che mostrasse come la fisiologia influenzi la politica, e in particolar modo la scelta del candidato o del partito. Eccone alcuni:
•Oxley, Smith, Alford, Hibbing, Miller, Scalora, Hatemi, Hibbing (2008, Science) hanno mostrato che gli individui con una maggiore suscettibilità ai pericoli (rappresentati nello studio da rumori improvvisi) avevano una maggiore tendenza a essere favorevoli alla pena capitale, a sostenere la spesa nella difesa ed erano più patriottici, mentre chi era meno sensibile era più facile che fosse favorevole agli aiuti internazionali, alle riforme liberali, all’immigrazione, al pacifismo e al controllo delle armi. In altre parole differenti livelli di suscettibilità al pericolo sono associati a diverse scelte di politica sociale.
•Chiao, Bowman, & Gill (2008, PLoS One) sostengono che gli elettori basano le loro scelte di voto sull’aspetto esteriore. I candidati maschi che sembrano alla mano ottengono maggiori voti, mentre le donne hanno maggiori chance se sono attraenti, un effetto che è particolarmente accentuato quando candidato ed elettore sono di sesso opposto. Gli autori dunque concludono che sia l’apparenza fisica sia il sesso giocano un ruolo nel modo in cui gli individui decidono per chi votare.
•Kaplan, Freedman, & Iacoboni (2007, Neuropsychologia) mostrano che quando vengono fatte vedere a dei volontari le foto dei candidati contro cui avevano votato nelle precedente elezioni, nel loro cervello vengono attivate aree legate al controllo cognitivo e alle emozioni (si veda anche “This is your brain on politics“; Marco Jacoboni è anche l’autore di I neuroni specchio. Come capiamo ciò che fanno gli altri , 2008, Bollati Boringhieri)
Aristotele aveva dunque più che mai ragione quando affermava che l’uomo è per natura un animale politico. Ora la scienza comincia a indagare quali siano queste basi biologiche.