La divisione in caste in India risale a migliaia d'anni fa, fin da allora implicava una gerarchia strettamente ereditaria e non erano possibili né matrimoni misti né spostamenti da un livello sociale a un altro. A scrivere la storia del paese è un'analisi genetica pubblicata su «Nature» da David Reich dell'università di Harvard e da altri ricercatori. Questa contraddice chi sosteneva che la rigidità della suddivisione fosse un'invenzione dei britannici, cui faceva comodo applicare una strategia di divide et impera (di caste si parla già nel Rig-Veda, raccolta di inni in sanscrito scritta circa 3.500 anni or sono).
Lo studio mostra infatti che il subcontinente è popolato da almeno 25 gruppi di persone geneticamente divergenti, corrispondenti ai vari strati sociali, ciascuno rimasto isolato dagli altri per migliaia d’anni. Sarebbero due le popolazioni fondatrici, ancora abbastanza separate: da un lato le caste “elevate” e chi parla lingue indo-europee (come l’hindi) – il loro Dna è più simile a quello delle popolazioni medio-orientali, centro asiatiche ed europee – dall’altro tutti gli altri indiani, come le comunità del Sud che si esprimono in tamil e che da tempo rivendicano più autonomia. Questo secondo grande gruppo non è geneticamente vicino a nessun’altro fuori dal subcontinente.
La genetica può aiutarci a risolvere i problemi sociali o rischia di complicarli?