Sonnecchiare sul banco ha un suo perché. Dormendo si impara, o perlomeno si può migliorare la memorizzazione di quanto appreso nelle ore precedenti. Parola di «Science», che lo scorso novembre riportava un interessante esperimento. Presi dei volontari, Ken Paller e colleghi della Northwestern University hanno mostrato loro 50 immagini cui era associato un suono (come un miagolio per un gatto, il tintinnio del vetro per un bicchiere). I 24 partecipanti dovevano ricordarsi in che punto di uno schermo avevano visto le foto. Dopo l'esercizio, 12 persone hanno dormito, ma durante la fase di sonno profondo un microfono sussurrava loro (senza che se ne accorgessero) miagolii, tintinnii, e così via: in totale la metà dei suoni prima ascoltati. Anche ai restanti 12 volontari è stato somministrato un ripasso di metà suoni, ma da svegli.
Ebbene, chi ci aveva dormito sopra ricordava meglio le immagini il cui suono era stato incosciamente udito durante il sonno rispetto alle altre. Chi era rimasto sveglio non era migliorato in nulla. Precedenti ricerche avevano mostrato che dormire favorisce il rafforzamento del ricordo di eventi recenti. Lo studio di Paller suggerisce che con impercettibili "suggerimenti" sonori si può guidare tale consolidamento, scegliere cosa immagazzinare meglio fra ciò che si è visto durante il giorno. Se questo venisse confermato, potremmo non dormire più sonni tranquilli: per imparare più velocemente le lingue si andrebbe a dormire con le cuffiette mentre le mamme mormorerebbero ai loro bebé assopiti le parole che questi non si decidono a pronunciare. Sareste pronti a sacrificare il silenzio del vostro riposo per imparare di più?
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