Leggendo i giornali in questi tempi si può essere portati a pensare che il giudizio morale non abbia alcun valore nella nostra società. Non è ciò che mostrano alcuni studi, come quello di Daniel J. Rankin e Franziska Eggimann pubblicato sui «Proceedings of the Royal Society B»: la reputazione, in una collettività, è molto importante. La fiducia, concessa solo a chi si comporta tenacemente bene, porta benefici per tutti. Il complesso lavoro dei ricercatori di Harvard e dell'Università di Berna può essere spiegato, a grandi linee, in modo semplice. Analizza la reciprocità indiretta: il sostegno dato agli individui in base alla loro reputazione e non, ad esempio, per scambio di favori. Attraverso una simulazione con 250 persone, i due studiosi hanno esaminato il comportamento di un gruppo verso chi agiva generosamente (aiutava qualcuno), chi si guadagnava una cattiva fama (infischiandosene degli altri), e gli effetti di ciò sul benessere della comunità.
Ebbene, come già la saggezza popolare aveva intuito, le azioni meschine rimarrebbero più a lungo nella memoria rispetto a quelle nobili. Ci vuole molto tempo per “perdonare”, per tornare a sostenere chi si è comportato male. D’altro canto la buona reputazione non dura a lungo, basta un’azione gretta per cancellarne molte altruiste. Questo differente modo di valutare le buone e le cattive azioni, che non si annullano semplicemente a vicenda e che è sbilanciato nella condanna delle condotte negative, creerebbe un circolo virtuoso, soprattutto quando sostenere gli altri costa molto. Chi aiuta è infatti sempre più aiutato, mentre chi pensa solo a se stesso è rapidamente emarginato (non aiutare chi ha una cattiva reputazione non danneggia la propria). Tale sistema stimola la cooperazione e dunque migliora la società.
Il vivere in gruppo, perciò, con i suoi meccanismi, ci stimola a mostrarci altruisti. Che dire però della nostra vera natura? «Come è umano lei…» sibilava, fra lo sconcerto della platea, Paolo Villaggio. Ma gli uomini sono davvero “umani”? Siamo esseri generosi (nonostante i nostri geni egoisti)?