Non discendiamo tutti da un’unica migrazione d’uomini che lasciò l’Africa decine di migliaia di anni fa: nel genoma degli aborigeni è scritta un’altra storia. Sequenziandolo e paragonandolo a quello di europei, africani e asiatici, Morten Rasmussen e altri ricercatori dall'Imperial College di Londra, dell'Università di Cambridge e del museo di storia naturale di Copenhagen hanno concluso che circa 70mila anni fa un gruppo di africani intraprese un viaggio solitario che 20mila anni dopo li condusse in Australia. E che gli aborigeni di oggi sarebbero gli eredi di questo antico gruppo di esploratori, mentre gli europei e gli asiatici discenderebbero da movimenti di popolazioni che ebbero luogo solo 24mila anni dopo.
Lo studio, pubblicato venerdì su «Science», ribalta dunque la teoria più accreditata sulle migrazioni umane all'origine dell'attuale popolamento dei continenti, cioè quella che sosteneva che tutti gli uomini moderni derivano da un solo gruppo di persone che lasciò l'Africa e si diffuse in Europa, Asia e Australia, con i primi australiani discendenti da popoli asiatici che si erano già separati dagli europei. Invece, il Dna estratto da un ciuffo di capelli che un aborigeno, all'inizio del XX secolo, donò (i ricercatori usano questa parola gentile) a un antropologo inglese, mostra che quando gli antenati degli aborigeni iniziarono il loro viaggio solitario, gli asiatici e gli europei non si erano ancora differenziati. I contatti tra gli antenati degli asiatici e i discendenti di questi primi esploratori avvennero solo successivamente, e in parte i loro geni si mischiarono.
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«Gli aborigeni discendono dai primi esploratori – ha affermato Eske
Willerslev, dell'università di Copenhagen – . Mentre gli antenati di europei e asiatici se ne stavano stanziali da qualche parte nel Medio Oriente, quelli degli australiani si diffusero rapidamente, attraversando i territori sconosciuti dell'Asia per solcare poi l'oceano e giungere in Australia. Fu un viaggio straordinario, che deve aver richiesto eccezionali doti di sopravvivenza e coraggio».
Che gli australiani avessero capacità tecniche superiori a tutti i popoli che in quell’epoca remota abitavano il pianeta lo aveva già sottolineato Jared Diamond in "Armi acciaio e malattie", osservando gli utensili di pietra dai bordi affilati e dotati di manico da loro usati 40mila anni fa, i dipinti rupestri e il fatto che avessero costruito le prime barche. Fu poi l'ambiente inospitale e l'isolamento a limitare il loro sviluppo.